Era il 2007 quando si cominciava ad incontrare nei nostri Centri d’Ascolto territoriali qualcuno che comunicava di non riuscire a smettere di “giocare”. Allora erano le sale gioco o sale slot  a tenere in ostaggio tanti giovani e adulti che arrivavano a trascorrere in quelle stanze chiuse, piene di suoni e di luci intermittenti anche 8/9 ore del giorno.

Ma oggi tante cose sono cambiate. La diffusione sempre più massiccia di Gratta e Vinci proposti alle casse di un supermercato o edicole, l’apertura di tanti Centri scommesse sportive e sale Slot (con possibilità di giocare h 24), ma soprattutto l’utilizzo dello smartphone sempre connesso per giocare sui siti on line, ha inciso in modo forte sul fenomeno del GAP -Gioco d’Azzardo Patologico – che vede oggi una percentuale in aumento di persone che ne restano vittime.

I nostri servizi, offerti in modo gratuito, data la scarsa attenzione politica sul tema, hanno definito nel tempo una prassi di accompagnamento  e di cura rivolta non solo alle persone direttamente interessate dal  problema, ma anche ai familiari che in modo trasversale sono coinvolti.

Dall’analisi attuale svolta dai nostri professionisti che intervengono sul problema, emerge un incremento dei dati rispetto alle richieste d’aiuto riguardanti il gioco patologico. Ad oggi sono in corso 2 gruppi di auto aiuto, di cui uno di nuova formazione a cui si aggiungeranno tutti coloro che avranno intenzione di fare un percorso nell’anno in corso (2019). Attraverso i gruppi e i colloqui, emerge che i risultati più efficaci si riscontrano quando la persona è disponibile ad un intervento di gruppo e familiare, difatti da settembre 2017 in modo costante abbiamo avviato il gruppo di auto-aiuto mensile rivolto alle famiglie dei giocatori.

Problematiche collaterali trovano spazio per emergere. Tra queste una crisi genitoriale sempre più evidente che si riscontra nell’ aumento di chiamate di genitori in difficoltà nella gestione dei figli, colloqui telefonici legati ai processi educativi che non si è capaci di gestire. Sono in aumento i ragazzi e giovani adolescenti che in un pieno disagio socio affettivo abbastanza marcato, vivono in ritiro sociale, seppur iperconnessi.

La condizione socio economica della nostra città, sempre più compromessa dalla difficoltà di offrire occasioni di lavoro, rende ancora più problematico  il reinserimento nel circuito lavorativo di chi ha concluso un percorso riabilitativo nell’area delle dipendenze. Così nel tempo abbiamo potuto osservare che si riattivano alcuni circuiti legati alla ricaduta, anche passando attraverso il sogno illusorio di recuperare in modo semplice e trasversale somme di denaro utili per sé e il mantenimento della propria famiglia, strutturando quindi una nuova dipendenza legata al gioco patologico.

I percorsi attivati presso il Servizio Semiresidenziale “Don Tonino Bello” prevedono un accompagnamento di sostegno individuale con colloqui con l’educatore e l’eventuale intervento di professionisti ( psicologo e psichiatra) che possano aiutare a definire opportuni percorsi di supporto psicoterapico e farmacologico.

Al gruppo di auto aiuto settimanale, facilitato dall’educatore,  si aggiungono i seminari tematici informativi aperti anche alle famiglie.

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