Il  26 giugno si celebra la XXX Giornata Mondiale di “Lotta contro l’abuso e il traffico illecito di droga”, istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU con la Risoluzione 42/112 del 7 dicembre 1987: un’occasione per rimettere al centro un problema che sembra essere stato dimenticato.

Eppure la droga continua a generare vittime. Lo dicono innanzi tutto i numeri che nel corso degli anni vedono oscillazioni minime con drammatiche evidenze circa l’inizio dell’uso di sostante stupefacenti che tende ad iniziare in età sempre minori.

Eppure tutto accade nel silenzio e nell’indifferenza generale. Anche, troppo spesso, delle Istituzioni; basti infatti pensare che il riferimento normativo più recente, il D.P.R. 309/90, ha quasi trent’anni ed in questi ultimi trent’anni le abitudini, gli usi e i consumi dei giovani dipendenti patologici sono notevolmente cambiati e servirebbe un adeguamento importante della normativa per il contrasto, la cura e la prevenzione di questa piaga sociale che silente uccide e rovina la vita di intere generazioni.

Il consumo di sostanze stupefacenti e di alcool anche tra i giovanissimi, l’aumento dei giocatori d’azzardo patologici sembra aver assuefatto la società a credere che questa sia la normalità.

Eppure i numeri, in questo particolare caso, non solo ci restituiscono la reale dimensione del fenomeno, ma ci rimandano fortemente all’idea che dietro c’è un volto, una storia, una famiglia che soffre.

Ed è a loro che il Centro Reggino di Solidarietà (Ce.Re.So.), da oltre venticinque anni attivo sul territorio della provincia di Reggio Calabria per il recupero dei giovani tossicodipendenti, dedica questa giornata di riflessione e confronto.

Il Ce.Re.So. ribadisce con ancora più forza oggi la necessità che tutta la comunità civile dica un NO forte e convinto alla droga e ad ogni tipo di dipendenza patologica.

Un NO che deve concretizzarsi in gesti concreti che celebrino la vita, nella bellezza della sua fragilità.

Abbiamo la responsabilità di promuovere la cultura dell’ascolto e delle relazioni autentiche, che deve prendere il sopravvento sulla quella dell’individualismo e del consumismo sfrenato.

Abbiamo il dovere morale di prenderci cura gli uni degli altri, di costruire comunità che possano essere definite umane, in cui ogni persona possa sentirsi accolta, ascoltata, accettata, valorizzata.

Il Ce.Re.So. ha accolto nel 2016 oltre 70 persone in programmi di trattamento residenziali e semiresidenziali e oltre 150 sono state le persone ascoltate dagli operatori che quotidianamente sono disponibili presso il Centro di ascolto al quale accedono giovani e famiglie in difficoltà.

Numerosi, inoltre, sono stati gli interventi di prevenzione svolti nelle scuole e nelle associazioni durante i quali, alla presenza del personale educativo del Centro, sono stati affrontati i temi della relazionalità positiva, dell’autentica accettazione dell’altro e della possibilità di affrontare e superare i vari problemi quotidiani senza necessariamente cadere nel vortice vizioso di una dipendenza patologica.