Il Centro Antiviolenza attivo sul territorio reggino grazie al Progetto Nejwa, attraverso la creazione di un sistema di Centri di Ascolto, vuole essere uno spazio di accoglienza destinato a donne vittime di violenza di genere.

Promotori dell’iniziativa l’ Arcidiocesi Reggio Calabria Bova – Comunità di Accoglienza ONLUS, affiancata nell’intero sviluppo delle azioni progettuali dal partner operativo  Ce.Re.So. -Centro Reggino di Solidarietà.

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La storia di Nejwa…

a cura di Angela, operatrice della Comunità di Accoglienza Onlus

Nell’ottobre del 2008, abbiamo accolto in via d’urgenza presso il nostro centro per donne in difficoltà, una donna eritrea, Nejwa, poco più che trentenne e le sue due bellissime bambine, che all’epoca avevano 10 e 7 anni. Esse facevano parte del gruppo di profughi eritrei che, il 9 ottobre del 2008, è approdato sulle spiagge di Bova Marina e ci sono state segnalate dal commissario di Condofuri, preoccupato della loro sorte in quanti unche donne tra tutti gli altri connazionali di sesso maschile, temporaneamente ospitati presso la palestra comunale.
Nejwa, in possesso di un diploma d’infermiera professionale, si è subito dimostrata una donna piena di risorse e di voglia di lavorare per poter garantire un futuro migliore alle sue bimbe, lasciandosi dietro il suo passato doloroso.
Il marito di Nejwa era un disertore, per cui dovette scappare dal suo paese per non essere arrestato. La donna, assieme alle figlie partì per il Sudan alla ricerca dell’uomo, ma, fermata dalla polizia e trovata senza documenti, fu arrestata per 3 mesi e rilasciata su cauzione pagata dai suoi genitori, che intanto, durante la sua detenzione, accudivano alle figliolette. Una volta libera, si riprese le bimbe e ripartì, ma l’attese un’amara realtà: il marito si era risposato.

La donna non potè rientrare in Eritrea perchè uscita senza visto, così si rifugiò in Libia per 2 anni, dove lavorò per mantenersi (i suoi genitori sono oramai ridottti al lastrico), senza però poter far frequentare la scuola alle bambine.
Poi, un giorno, s’imbarcò per quel viaggio della speranza …

Durante la permanenza del nucleo presso la nostra comunità, tanto si è lavorato per loro ed in diverse direzioni: iscrizione anagrafica, richiesta di protezione internazionale,rilascio dei documenti di viaggio, iscrizione delle bambine alla scuola elementare (che hanno frequentato con ottimo profitto), collocazione della donna in alcune famiglie presso le quali collaborava come domestica ad ore…

Questa è la sintesi della storia di Nejwa, che è stata scelta per dare il nome al centro antiviolenza sulle donne. Vi chiederete com’è andata a finire questa storia, ma nemmeno noi lo sappiamo, poichè la donna, nel luglio del 2010, ha deciso di partire per Roma, assieme alle bimbe, per ricongiungersi ad un parente e, da allora, a nulla sono valse le ns continue telefonate perchè nessuno ci ha mai risposto. Personalmente, mi fa piacere pensarla felice, in qualche angolo della terra, con le sue figlie ed un roseo futuro davanti a tutte loro